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Alice Ajnoha Basco (2022)

Esperienza come studentessa Erasmus

Parlare di cosa sia l’Erasmus è difficile, quasi impossibile. Solo chi l’ha vissuto sa cosa significhi veramente, conosce le paure, le difficoltà, e le insicurezze che si nascondono dietro a questa esperienza.

Il progetto Erasmus è una meravigliosa opportunità che viene offerta ai ragazzi, perché li mette in contatto con nuovi mondi, nuove menti, ma ha anche una sua ombra che nasce dal pregiudizio dietro alla figura dello “studente-straniero-erasmus”, che è sostanzialmente sinonimo di “vida loca”, festa e leggerezza.

Come in molti momenti della vita, anche in Erasmus ci si può perdere per solitudine o incomprensione. Si è indifesi, lontani da casa, soli, stanchi. A volte ci si sente diversi, svalutati, rifiutati perché oltre ad avere atteggiamenti diversi, legati alla cultura di appartenenza, lo studente erasmus è raffigurato come un bimbo nel paese dei balocchi, che non merita sostegno o aiuto. È il Pinocchio della situazione, colui che vuole e può tutto. Ma non è così, perché spesso invece di sentirci invincibili ci sentiamo deboli. E un Lupo e una Volpe capaci di captare questa tua vulnerabilità, ci sono sempre.

Erasmus è tanti pregiudizi, ma è anche crescita. Ogni ritorno ha il sapore di una consapevolezza diversa, e brilla di una tenacia nuova.

Erasmus è condividere così tanto in così poco, con persone che diventeranno importantissime per te e che nonostante questo non sai se rivedrai più. È non voler più tornare a casa, ma non avere più la forza e il fisico di rimanere. È vivere intensamente, che più intensamente non si può. È aprire il tuo cuore, ingrandirlo e poi spezzarlo ad ogni addio.

Quello che ti lascia questa esperienza io, personalmente, devo ancora assimilarlo e scoprirlo del tutto. Sebbene il mio percorso si sia già concluso.

Sicuramente mi sento diversa, e forse anche un po’ malinconica.

Vorrei aver avuto la capacità di fermare il tempo, avrei voluto che alcuni momenti rimanessero eterni. Ma forse è proprio la consapevolezza che sarebbero svaniti che li ha resi così magici. Credo di aver vissuto veramente per come sono per la prima volta nella mia vita. Mi sono innamorata senza vincoli, limiti, restrizioni. Mi guardavo allo specchio e mi piacevo. Credo di aver sorriso almeno una volta al giorno, ogni giorno in questi sei mesi.

Consiglio di vivere così a chiunque almeno una volta nella vita e di non abbattersi mai nonostante le complicazioni.

Perché imparare le lingue? / Por que aprender idiomas?

“UNA LINGUA TI APRE UN CORRIDOIO PER TUTTA LA VITA. DUE LINGUE TI APRONO TUTTE LE PORTE LUNGO IL PERCORSO.” F. Smith

Imparare una lingua è una forma di arricchimento personale, una maniera completa di vedere il mondo. Sapere le lingue ci arricchisce non solo per la sua utilità ma anche perché migliora la nostra visione del mondo e la nostra percezione della società a livello cognitivo, culturale e psicologico. 

Imparare una lingua va molto più in là di capire il significato delle parole, ma è un vedere la realtà da altre prospettive. 

Si tratta di un costante esercizio per la nostra mente, capace di raffinare i nostri sensi, e sviluppare la nostra memoria e comunicazione. Imparare idiomi è una forma di intelligenza e sicuramente anche una forma di adattamento all’ambiente.

Inoltre, sapere più lingue, ci permette sicuramente di avere una prospettiva lavorativa più ampia, si aprono più porte nel mercato del lavoro. 

La funzionalità di parlare diverse lingue è la comunicazione ovviamente, ma inevitabilmente chi è affascinato da questo aspetto è almeno un minimo incuriosito dal mondo fuori e interessato ad esplorarlo. 

Viaggiare è forse la forma più pratica di imparare le lingue, perché ci pone nella condizione e nella necessità di non poter comunicare diversamente se non sperimentando. 

IMPARARE UNA LINGUA è SOPRATTUTTO AUTOAPPRENDIMENTO

Imparare una lingua richiede un esercizio costante, ma non molto impegnativo. Alcuni studi riportano che siano sufficienti 15 minuti al giorno di esercizio. 

é un peccato che le persone siano così vincolate ad uno studio che spesso risulta pedante, nozionistico e totalmente futile, supportato da un sistema scolastico vergognoso, e da corsi dal prezzo decisamente eccessivo. Inevitabilmente nella testa delle persone si crea un’associazione diretta tra denaro e compiti, che non sono altro che vie parallele ad un effettivo apprendimento. 

Corsi di lingue sarebbero efficienti nel momento in cui insegnassero la materia in maniera dinamica e fossero in grado di fornire gli strumenti adeguati per un autoapprendimento. 

Imparare una lingua è un percorso eterno e personale.

PICCOLI MA FONDAMENTALI TRUCCHETTI.

In un’epoca moderna come quella in cui viviamo, i nostri occhi e il nostro cervello si sono abituati ad una memoria visiva molto forte. Le immagini e gli stimoli devono essere rapidi, ecco perché l’utilizzo di app gratuite è molto utile nel processo di acquisizione di una lingua. Consigliato, è per esempio, Duolingo. 

I social sono dalla nostra parte in questo percorso. Ci sono molte pagine dedicate all’acquisizione di una lingua. Guardare film, leggere libri, seguire pagine sui social, conoscere influencer, nella lingua che stiamo studiando è molto efficace anche se non sembra. Poiché inevitabilmente, inconsciamente, la nostra mente recepisce informazioni di passaggio che successivamente elabora.

Scaglio una pietra in favore del supporto cartaceo. Un libro di grammatica, con eventuali schemi di lessico e indicazioni sulla pronuncia è fondamentale per sviluppare una buona base di partenza. Un libro dotato di indice è facile da sfogliare, consultare, ed eventualmente avere un’idea su quella che è la struttura della nuova lingua.

Abbiamo la fortuna di vivere in un mondo globalizzato, internazionalizzato, e virtualizzato. Abbiamo la possibilità di metterci in contatto con persone di diversi paesi, con le quali comunicare, scambiare idee, conoscenze e parlare lingue. Un’altra app è ad esempio Tandem, finalizzata all’apprendimento e al miglioramento delle lingue.

PAZIENZA, AUTOSTIMA, PASSIONE.

Come in molte cose, bisogna armarsi di pazienza, autostima e passione. 

Come ci si appassiona?

Dobbiamo trovare un modo di farci piacere la nuova lingua. Se non ci piace leggere, allora cerchiamo canzoni che ci stimolano il buonumore e cerchiamone la traduzione. 

Come faccio a trovare la voglia di perseverare?

Lavora sulla tua autostima. Focalizzati sui risultati, sii sempre fiero di te stesso. Concentrati più sul lessico che sulla grammatica, in particolare all’inizio. Forma continuamente frasi, anche semplici, nella tua testa, che riguardano la tua vita quotidiana. “ho sete, ora vado a bere”; come formuleresti la frase nella nuova lingua? 

Come faccio ad avere pazienza?

Ricorda che è il tuo percorso, sono i tuoi traguardi, non quelli degli altri. Arriverai dove vorrai, ma non subito. Tutti sono partiti dall’alfabeto. Tu sai perchè ti serve o perché vuoi imparare questa lingua. Quindi focalizzati su quelli che sono i tuoi interessi e bisogni. 

Nel mondo, attualmente, si parlano circa 6700 lingue diverse. Tu, quali e quante ne conosci?

Parte 1: AMICIZIA: Ponte sociale e salvavita

“Io voglio parlare dell’uomo, dell’individuo e dei rapporti sociali. Perché credo nella potenza dei sentimenti, mi affascina la mente, amo il sapore della creatività e dell’originalità. 

Siamo tutti così diversi eppure, così profondamente uguali”.

Aristotele definiva l’uomo un “animale sociale”, sottolineando la naturalezza ma anche il bisogno di vivere una vita animata da relazioni interpersonali. Più nello specifico, egli si riferiva all’amicizia come ad una virtù, in quanto importante fonte di felicità, forse la più grande. Un uomo che non ha amici per tutta la vita, diceva, è irrimediabilmente triste. 

La tematica relativa all’amicizia è sempre stata molto gettonata da filosofi, poeti, e pittori. Lo stoicismo, corrente filosofica che rifiuta ogni forma di emozione negativa e mira alla padronanza e alla pace dell’Io, parla dell’amicizia con parole solenni “una comunità che riguarda tutte le cose della vita, in cui si tratta il proprio amico come se stessi”. Non si crea quindi un parallelismo tra la figura del proprio Io e quella dell’altro, ma una vicinanza così profonda, capace di assottigliare ogni differenza e fondere il proprio sé con quello dell’altra persona. Il mio bene, si trasforma nel bene dell’altro. Lo stesso concetto potrebbe essere valido per le relazioni amorose, in fin dei conti amicizia è anche amore.

Katerina Johnson, ricercatrice del Dipartimento di Psichiatria e Psicologia sperimentale dell’Università di Oxford, ha scoperto che l’amicizia produce endorfina e come quest’ultima influisca sul circuito del dolore e dell’umore. Si tratta di un antidolorifico naturale che ci dà la possibilità di provare sensazioni di piacere.

Studi più remoti hanno dimostrato che l’endorfina aiuta a migliorare le relazioni sociali sia negli esseri umani che negli animali. Ma vale anche il contrario: frequentare persone care migliora la produzione di endorfina da parte del cervello.

Nei casi più estremi, come per esempio la depressione, l’amicizia viene considerata una vera e propria TERAPIA, come sostengono e hanno dimostrato due ricerche recenti realizzate dall’università di Manchester e Warwick. Lo studio, condotto su duemila studenti americani delle scuole superiori rivela che avere amici allegri rappresenta un parafulmine contro la depressione, sia in senso preventivo che curativo. 

Temi attinenti alla socialità vengono spesso dati per scontati, ed è per questa ragione che voglio soffermarmi su questi aspetti, con la speranza di poter sensibilizzare chi legge all’importanza e al rispetto degli altri, alla bellezza della condivisione e alla magia della solidarietà. A questo articolo ne seguiranno altri, in cui affronterò temi relativi all’impatto pandemico sulle relazioni interpersonali, alla difficoltà di rapportarsi con gli altri, … cercando sempre di abbracciare il lettore, fornendo consigli pratici. 

Sono scrittrice, ma posso essere Amica.

Parte II AMICIZIA e UOMO del 2022: animale sociale in gabbia?

Io voglio parlare dell’uomo, dell’individuo e dei rapporti sociali. Perché credo nella potenza dei sentimenti, mi affascina la mente, amo il sapore della creatività e dell’originalità. Siamo tutti così diversi eppure, così profondamente uguali”.

 Negli ultimi due anni, caratterizzati dallo scenario di terrore-terrorismo del COVID, i rapporti sociali sono andati a scemare; involontariamente siamo stati costretti ad allontanarci e ad allontanare i nostri affetti. Persone di ogni fascia d’età hanno sofferto questa mancanza.

I bambini hanno perso lo stimolo dell’esterno, funzionale alla crescita, alla condivisione, al gioco, e al rispetto dell’altro.

Gli adolescenti sono stati costretti a chiudersi in se stessi, molti di loro si sono definiti “persi”, perché tanta riflessione e troppo poco svago li ha anestetizzati.

La maggior parte degli anziani si è impigrita, interrompendo quella leggera routine che attivava le loro giornate.

La psicoterapeuta Esther Perel parla di “trauma collettivo” riferendosi all’eredità di profonda sfiducia nei confronti del mondo, di noi stessi, degli altri che ci ha lasciato il lockdown.

Questo isolamento forzato ha prodotto in un individuo su tre sintomi cronici o persistenti, che vanno da insonnia a incubi ed ansia: è il cosiddetto disturbo post-traumatico da stress (Ptsd). Le donne sono la categoria più a rischio, conciliare famiglia e lavoro durante il lockdown ha pesato più che mai.

Gli strumenti tecnologici sono stati dalla nostra parte durante la pandemia perché ci hanno permesso di fare videochiamate e chiamate, in modo da non perdere totalmente il contatto sociale. L’uso di esse per un lungo periodo ha però portato ad un aggravamento dell’ibridazione delle relazioni. Quanto più usiamo le tecnologie che mediano la relazione con gli altri, quanto più gli elementi della tecnologia – cioè il modo di funzionare della tecnologia –  entra nella nostra mente. Ci adattiamo al mezzo e in questo modo ibridiamo la nostra identità perché questa diventa la nostra immagine, la fotografia che mettiamo sui social ecc..

Pierpaolo Donati, professore di sociologia dell’Università di Bologna, spiega l’ibridazione nel suo libro intitolato “Dopo la Pandemia” e fornisce delle informazioni sul come e sul perché possiamo uscire da questa pandemia e da quelle future, con una visione relazionale della vita umana e dell’organizzazione sociale.

Non mi esprimerò in merito alla funzionalità dell’isolamento e alle misure attuate durante il lockdown perchè non ho le conoscenze sufficienti per esprimere il mio parere e perchè non è questo il messaggio che voglio trasmettere.

 Preferisco piuttosto concentrarmi sulla gabbia di cristallo in cui siamo stati costretti, sia socialmente ma anche e soprattutto per una questione di senso etico, a rinchiuderci. Una prigione isolata che con il tempo è diventata spoglia, piccola, stretta, soffocante, accesa dall’illuminazione degli schermi, nostra unica fonte di informazione e relazione.

Questa gabbia per qualcuno è diventata una salvezza, un momento di pausa e di rilassamento dalle fatiche della vita. Per altri si è trasformata in una profonda sofferenza e una perdita di tempo. Indipendentemente da quale sia stato l’approccio del singolo in merito a questa situazione, ne siamo stati tutti condizionati.

Le porte invisibili di questa gabbia continuano ad essere proiettate dentro la testa di numerevoli persone. Molti accusano l’ansia di vivere per recuperare gli anni che abbiamo perso; altri hanno ripreso i propri ritmi a fatica o non sono riusciti a riprenderli del tutto e per questo sono caduti in un profondo sconforto; altri ancora si sono chiusi in se stessi e hanno preferito isolarsi ancora di più…

Reputo necessario parlare di questo aspetto sociale post pandemia, e indispensabile incontrare determinate soluzioni a questo comune disagio. Il prossimo articolo si concentrerà su quest’ultimo punto. Per il momento vi lascio con una riflessione in merito ad un’apparente contraddizione che emerge in questo strano tempo:

La pandemia ci ha obbligato a stare lontani e ci ha detto però quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri. Come mettere insieme questi due elementi?

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